sabato 5 maggio 2007

4 - MI HAI DEVASTATO


S. C., mamma
I figli non arrivano mai per caso e nemmeno si cercano; le loro anime bussano alla porta del tuo cuore, tu puoi solo scegliere di aprire o meno quella porta. E ogni essere che arriva, arriva proprio per te e per nessun altro. È così che un figlio arriva con il suo progetto di vita, con i suoi obiettivi e i suoi scopi, e subito comincia a lavorarti dentro. Tu improvvisamente cambi. Non sei più tu. Sei tu con dentro lui. Lui che ti scava nella mente, ti sviscera i pensieri, ti sbatte in faccia i tuoi dilemmi e ti costringe a riesumare i tuoi dolori rimossi. Nulla è più come prima. Ti cresce dentro, e insieme al corpo ti manipola l’anima e la mente. I suoi pensieri si intrecciano con i tuoi, i suoi sogni e i suoi desideri prendono il posto dei tuoi. Persino i tuoi gusti cambiano, il tuo colore preferito, le tue musiche. Ti ritrovi a lottare con te stessa, a vivere divisa tra serena accettazione e forte intolleranza alla gravidanza.
Tu com’eri prima non esisti più, sei cancellata. Devi cambiare, devi rinascere. È un lavoro faticoso, ma necessario. Chi prima, chi dopo, chi lentamente, chi all’improvviso, prima o poi si deve fare i conti con questo figlio e con il proprio diventare madre. Mio figlio mi ha proprio messo alla prova!
Lui, con il suo spirito forte, intelligente, consapevole ed estremamente terreno, mi ha letteralmente devastato. Mi ha ribaltato dalla testa ai piedi, mi ha costretto a vomitare la mia stessa anima, mi ha bloccato l’esistenza, ha brutalmente modificato il mio rapporto di coppia ed infine ha scelto per noi un parto in ospedale ed un post-parto difficile.
Mi ha letteralmente trascinato a terra. Io, infatti, mi sono sempre creata un mondo alternativo dove vivere, lontano dalla dolorosa realtà della mia famiglia, in un mondo fatto di sogni e fantasie, in un contesto da favola stile Cenerentola, dove il mio Principe Azzurro mi avrebbe condotto lontano dall’angoscia, circondata d’affetto e da mille attenzioni.
La favola è durata solo tre mesi. Samuel ha bussato presto alla mia porta e subito è stato accolto. Ma eccomi di colpo catapultata nel mondo reale.
Sì, mio figlio mi ha insegnato a vivere con i piedi per terra, mi ha sbattuto violentemente contro l’elemento terra e mi ha insegnato in un attimo ciò che in anni di meditazione ho sempre faticato a raggiungere: il vivere qui ed ora.
Ha smantellato ogni benché minima traccia di poesia dalla mia gravidanza, tanto idealizzata ed immaginata in anni di formazione come “educatrice prenatale”. Ha fatto traballare pericolosamente la relazione d’amore con il mio Principe Azzurro e me ne ha finalmente mostrato il suo normale “lato oscuro”, ed infine mi ha spinto a cedere nelle mie convinzioni di un parto in casa. Tutto ha remato contro quell’idea tanto desiderata: il “casuale” trasloco della Casa di maternità e la difficoltà di reperire un’ostetrica disponibile nei giorni di Natale. Samuel ha sacrificato la sua possibilità di avere per sé una nascita serena per dare a me la lezione più forte della mia vita. Parto in ospedale, ostetrica direttiva e terribilmente svalutante (sembrava mia madre), continue interferenze e imposizioni, rottura delle membrane, monitoraggi sfiancanti, visite dolorose e inopportune, ed infine, peggio che mai, ciò che ho sempre temuto… la “violenza” dell’episiotomia.
Nulla era come lo avevo immaginato!
Eppure Samuel ha voluto concederci un’opportunità di recupero. Ha fatto una cosa che ha salvato tutte e tre dal baratro della depressione: ci ha guardato. Intensamente, a lungo, con la saggia consapevolezza di un’anima appena incarnata. E quello sguardo ha curato tutte le ferite. Quello sguardo ci ha costituito per la prima volta come una vera famiglia e ci ha colmato di gioia, felicità e di un amore così grande da superare ogni difficoltà.
Se Dio non ci avesse concesso quegli attimi, quel tempo e quello spazio appena dopo la nascita, non credo che sarei mai riuscita a superare le difficoltà che sono venute dopo.
Il mio percorso di crescita, infatti, non era ancora finito, e le prove sono continuate. Il dolore intenso, forse più emotivo che fisico, dell’episiotomia ha nuovamente allontanato me ed il mio Principe Azzurro per mesi. E questa forse è stata la prova più dura. Vedere il tuo corpo lacerato, sfinito dal vomito incoercibile di nove mesi, il tuo seno distrutto dalle ragadi che ricopre il corpo di lui di perdite di latte… assolutamente poco sexy. Be’, sicuramente è stato un duro colpo per noi.
Ed è forse lì che è cominciato a comparire il mio “baule delle cose brutte”. Un baule dove rinchiudere la gelosia che ti devasta l’anima, il sospetto del tradimento, la rabbia contro la sua indifferenza e la sua freddezza, il senso di abbandono, la fatica di fare tutto da sola, il dolore delle continue cattive critiche di tua madre, l’odio verso l’ostetrica più stronza del mondo, l’estrema stanchezza per l’accudimento di un bimbo di molte richieste. Raramente usciva qualcosa da questo contenitore. Forse spesso ha ribollio per il troppo pieno, ma il mio desiderio di felicità lo ha sempre fatto tacere.
Per fortuna il tempo aiuta.
Samuel è un bambino complesso, molto consapevole ed estremamente sensibile. È intelligente, perfezionista e tanto tanto testardo. Non è facile stare con lui. È un capricorno, e il suo elemento terra si scontra duramente con il mio elemento acqua (sono un cancro). Ma insieme ci siamo insegnati tante cose. Siamo cresciuti. Io sono diventata mamma. Samuel si è scontrato con il suo “bisogno di mamma” e ha lottato molto per trovare il suo equilibrio. Ora ha cinque anni ed è diventato improvvisamente grande. Io e Christian ci siamo lentamente ritrovati, come coppia, come amanti, e la passione e l’amore sono nuovamente tornati. Certo il baule è ancora lì, ancora piuttosto pieno. Ma ci ha pensato Nicole a svuotarlo un pochino.
Dopo quasi cinque anni dalla nascita di Samuel ha bussato alla porta del mio cuore una bimba. È la mia bambina, il mio riscatto. Dio mi ha riconosciuto la necessità di una compensazione, di una piccola rivincita.
Nicole è più simile a me. Non mi ha devastato l’anima e il corpo, forse perché molti cambiamenti li avevo già fatti ed è stato più facile accoglierla. Ed è così che ha scelto per noi una gravidanza meno problematica ed un bellissimo parto in casa.
Questa volta tutto è andato come volevo, persino i colori sono stati gli stessi sognati tanti anni fa. L’emozione è ancora forte e mi toglie il fiato.
Eppure quando Paola mi ha chiesto di aprire quel baule per far partire un travaglio che non voleva cominciare, di cose ne sono emerse ancora! Ancora una volta sono emerse la tristezza per una gravidanza poco condivisa come coppia, la fatica a considerare presente questa bambina, la paura persino che il solo fatto di nominarla potesse far riemergere tutto il dolore dell’esperienza passata.
Ma il vero lato oscuro di questa maternità è un altro. Questa volta l’esperienza provata è stata così bella, così serena e meravigliosamente naturale, che ogni volta che ci ripenso mi sento quasi male. È incredibile ma non ho mai provato “dolore” per un’emozione positiva, così bella da essere forse troppo per me. È un’emozione che mi lascia senza parole, come se il mio cuore si fosse fermato in quel momento e la mia mente si fosse fissata in quella scena per sempre.
Faccio fatica a distogliermi dalla scena del mio parto. Ogni volta che vado a letto, in camera mia, dove è nata Nicole, ripenso a quei momenti e il pensiero corre indietro a tutto il percorso nascita, al corso preparto, alle mie fantastiche compagne di avventura, alle “visite” con Paola e Ilaria e ripenso alle giornate del dopo parto, con le visite a domicilio delle mie personalissime ostetriche… e quasi non riesco più a dormire per l’emozione.
Ho sempre sofferto di fronte ai momenti di distacco, fin dalla mia stessa nascita; anche stavolta mi trovo davanti ad uno stupido senso di abbandono nei confronti delle mie ostetriche. Sono terribilmente gelosa di loro, di sapere che stanno seguendo altre mamme, altri incontri preparto, altre visite a casa, altre nascite!
Questo pensiero stava diventando un’ossessione, un retroscena imprevedibile del mio percorso nascita. Per fortuna, come in tutte le cose, il tempo mi sta aiutando. A due mesi dalla sua nascita ci pensa Nicole a staccarmi da questo pensiero opprimente: lei che con i suoi richiami, i suoi primi sorrisi, i suoi occhioni dolci mi sussurra ogni giorno il suo amore per la vita e per me, riportandomi così ancora una volta con i piedi per terra, alla realtà del qui ed ora.
Realtà forse meno emozionante di un parto, ma altrettanto bella. Faticosa certo, ma fatta di tante piccole emozioni, da tanti piccoli passetti che ci spingono ad andare avanti, a crescere, come madre e come figlia, e che ci inducono, ancora una volta, a perseguire i nostri più profondi progetti di vita!

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