sabato 5 maggio 2007

14 - L'AMORE E L'OMBRA


M. V., mamma
Anche ieri è venuta fuori l’ombra che è in me.
Sì, dentro di me esiste un’ombra: ha un’altra voce, parole cattive e rabbia a non finire.
Si cela nell’intricato meandro del mio cuore e della mia anima, dentro di me…
Ho capito che esiste e ho accettato che esista (o forse ci sto ancora solo provando?).
Esce quando le mie difese si abbassano. Quando il mio controllo su di essa scioglie le briglie. Di solito quando la stanchezza è a dei livelli indescrivibili e c’è qualcuno dei bambini che continua a chiedere di più di più di più, sempre di più. L’ombra ce l’ha con loro. Li odia. Sì li odia proprio.
L’ombra esce quando il limite viene superato. Loro forse non capiscono quand’è il limite, o forse vogliono solo capire qual è il limite. O forse farti capire qual è il limite.

La prima volta che è uscita allo scoperto ricordo che Riccardo era piccolissimo. Si svegliava continuamente di notte e di giorno era sempre attaccato al mio seno. Era l’unico modo per farlo dormire un po’; poi si risvegliava e tutto ricominciava. Ero sempre io ad alzarmi. Ero io ad avere il latte per lui. Ero l’unica persona ad essere giusta per lui. Tutti me lo dicevano ed io nel mio inconscio volevo che fosse così. Di notte ero io. Di giorno ero io. Non c’era nessuno. Nessuno.

L’ombra si nutre anche di questo.
Di aspettative deluse. Di sogni infranti. Di solitudine. Di cibo.
Di rabbie inespresse.
Di dolori incompresi. Di notti insonni. Di docce non fatte. Di capelli sporchi. Di pubblicità televisive.
La mia ombra si stava nutrendo di tutto questo. Ce l’avevo dentro. Una notte, me lo ricordo benissimo, all’ennesimo risveglio è uscita. Ha fatto sentire la sua voce. Nel buio della notte.
A fatica l’ho controllata.
Poi sono rimasta sconvolta. Sono rimasta sconvolta per giorni. Non capivo. Credevo di essere un mostro. Ed in quel momento lo ero davvero.

Dunque ero un mostro? Eppure quanto amavo il mio bambino!
Eppure dentro di me c’era un’ombra che lo odiava. Che non poteva più sentire il suo pianto e che non voleva essere più al centro delle sue attenzioni.
Quell’ombra era uscita e quindi c’era. Esisteva dentro di me ed io la nutrivo con la mia rabbia. Si nutriva della mia stanchezza, delle mie forze stremate. Delle mie aspettative deluse nei miei confronti e nei confronti degli altri. Della mia solitudine.
Cosa potevo fare per controllarla?
Dovevo lavorare su me stessa?
Sfogare un po’ della rabbia… magari in un cuscino o rompendo dei piatti?
Trovare un po’ di tempo per me… difficile. Ma molto più difficile accettare che Riccardo fosse accudito a volte da qualcun altro, che qualcuno magari gli desse un po’ di frutta e mi lasciasse una o due ore per riposare, piuttosto che arrivare allo stremo delle forze e non essere più in grado di accudirlo. Per poter dare bisogna a volte prendere, altrimenti non si ha più niente da dare.
Dovevo lavorare anche sulle aspettative sugli altri e su me stessa; su questo sto ancora lavorando, chissà che un giorno…

E nonostante questo lavoro, l’ ombra esiste.
Ieri di nuovo è uscita. Margherita (la mia seconda) faceva dei capricci assurdi e svegliava Marianna (la più piccola) che era stata malata. Le mie notti erano state insonni per circa una settimana. Marianna si era addormentata finalmente e Margherita sembrava davvero la volesse svegliare nel bel mezzo della notte.
L’ombra ha fatto sentire la sua voce… ed ovviamente le bambine si sono svegliate tutte e due.

Oggi piangevo piangevo piangevo non facevo altro che piangere. Perché non sono riuscita a controllarla. Perché dei bambini piccoli non dovrebbero sentire la mamma trasformarsi così…(o forse sì?). Perché quando succede mi sento una cattiva mamma che non ama i suoi bambini, mi sento di aver sbagliato tutto e di essere tutta sbagliata: cattiva cattiva cattiva.
Di solito provo poi a spiegare loro che quando la mamma è stanca fa fatica a fare tutto quello che vogliono loro. Oggi non so cosa farò. Sembra che le bambine c’abbiano dormito sopra e che non si ricordino di nulla. Ma il loro inconscio ha registrato tutto, lo so.

L’ombra è in me. L’ombra è una parte di me. Non so quanto io riesca ancora ad accettare la sua presenza, ma so che c’è e che si nutre di tutte quelle frustrazioni e limiti, che sono comunque umani, ma che alla fine spesso si accumulano giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno, come un lavandino pieno che alla fine straborda.

Ora credo che i bambini siano davvero dei grandi maestri. Che la maternità porti con sé un lato assolutamente magico e divino, ma anche un’ombra sconosciuta da dover affrontare.
I bambini ti insegnano delle cose su te stessa che senza di loro non avresti mai e mai imparato. Ti fanno davvero vedere i tuoi limiti e le tue debolezze. Ti insegnano che nella luce dell’amore ci sono anche l’ombra e i dolori. E che tutto ciò fa parte della vita e dell’essere umani.

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