sabato 5 maggio 2007

3 - LUNEDI' ALLA CASA DI MATERNITA'


Le operatrici della Via Lattea
Sono le 9.30 del lunedì mattina e chiunque degli operatori arrivi per primo in Casa di maternità, compie un gesto rituale e importante: l’ascolto della segreteria telefonica.
Uno, tre, a volte cinque messaggi, lasciati sapendo che verranno ascoltati e sistemati al più presto:
- “Credo di non avere più latte perché la bimba urla sempre….”
- “Domenica terribile, più gattona e più va dove vuole! Non ne posso più! Vi richiamo più tardi”
Il week-end spesso manda in crisi e più di quanto si possa pensare.

Alle 13.00 termina il gruppo delle mamme e neonati del primo trimestre con l’apertura delle porte che per due ore hanno contenuto, con riservatezza, sentimenti tumultuosi di gioia e rabbia, grandi risorse energetiche ma anche momenti di enormi stanchezze, bisogno di certezze ma anche voglia di uscire dagli schemi; tutto ciò condiviso con altre compagne di “avventura” o di “sventura” secondo la prospettiva, parole dette con il timore del giudizio altrui e la paura dell’inconfessabilità di certi pensieri.
Durante gli incontri una certezza che pian piano si fa strada: l’accoglienza e il sostegno per sé e per il proprio bambino, faticosamente e meravigliosamente insieme. Quante ambivalenze, quanti lati di un’unica medaglia; la scoperta che dopo il parto si ripresentano le stesse sensazioni altalenanti della gravidanza perché è ancora alto il livello di ormoni.
Coliche, pianto, sonno; sonno, coliche, pianto. L’ordine cambia ma il risultato è lo stesso: lo sfinimento e la paura di superare il limite con il proprio bimbo, a casa, tra le pareti domestiche.
Nel gruppo sembra tutto più facile: ma perché i bimbi piangono di meno? È il lasciar fluire liberamente le emozioni?

Alle 15.00 termina il gruppo delle mamme con i bimbi tra i quattro e i dodici mesi: ci sono meno ormoni in circolo ma aumentano le sensazioni, le mamme hanno imparato ad aspettare, ad avere più pazienza, spesso si dicono “Tanto prima o poi passerà”. L’allattamento è una risorsa preziosa e ben avviata, il bambino è cresciuto è diventato così bello e sa fare un sacco di cose, ma c’è lo svezzamento da affrontare, i risvegli notturni incontrollabili, le prime malattie, le vaccinazioni, l’esigenza di avere spazi per sé ma la paura, a volte l’incapacità di lasciarlo.
Lasciarlo? A chi? Alla nonna? Mamma o suocera, differenza lacerante... Cercare una tata o un nido. Lui/lei che vuole la mamma e solo la mamma e non sta più neppure con il papà. Già, il papà, il rapporto di coppia… Rapporto? Oddio, sono una donna, siamo un uomo e una donna. Non vorrà mica…
Davanti al cestino dei tesori, nella stanza sempre uguale, sorseggiando una tisana mentre i bimbi giocano, gattonano, vengono allattati, cambiati, consolati, il rituale si ripete e come ogni rituale contiene, aiuta e dà sicurezza per andare avanti.

Oggi ci sono stati anche due gruppi in gravidanza, il corso serale del 2° trimestre alle 18.00 e il gruppo di preparazione alla nascita alle 10.30.
Nel secondo trimestre molte donne vivono come uno stato di grazia dovuto alla sensazioni di pienezza, di benessere; in questa condizione in cui le funzioni sensoriali sono acuite a volte si aprono porte che in seguito si chiuderanno per sempre. Le paure ci sono ma sono latenti.
Dalle sensazioni di contenimento del piccolo scaturiscono sensazioni di esaltazione della femminilità: creatività, nuove capacità culinarie, decorative, matematiche o poetiche possono stupire la donna stessa e chi le sta accanto.
Avvicinandosi alla realtà della maternità dell’ultimo trimestre la futura mamma ridiscende sulla terra, le angosce improvvisamente si attualizzano. Riaffiora l’ambivalenza verso il bambino che viene percepito come altro da sé; difficoltà nel percepire il distacco che avverrà oppure volontà di staccarsi prima e voler recuperare il proprio spazio. All’aumentare delle sensazioni di paura e angoscia è legata la difficoltà di poterne parlare con “il mondo”; il mondo familiare, il mondo medico o quello sociale, che possono essere tollerati solo da gente forte e sicura di sé. L’attitudine al rimprovero che viene attuata nei confronti delle neofamiglie, per tutta una serie di limiti del tutto normali, condanna chiunque non sia perfetto. La società ha aumentato la tendenza alla classificazione e alla etichettatura che inconsciamente comunica disapprovazione (l’effetto Rosenthal); a questo punto nella donna e nella coppia aumentano i timori che si trasformano in adeguamento a questa immagine, nascondendo le vere forze reali...
Per fortuna le donne tra di loro hanno bisogno di poche parole per dirsi che capiscono, che comprendono e che vivono la stessa esperienza; lo capiscono anche i bambini, che nei gruppi stanno e fanno stare meglio.
La solitudine lavora senza sosta e anche noi della Casa di maternità lavoriamo senza sosta per renderla accettabile: quasi sempre reperibili, quasi sempre disponibili…

Il lunedì è terminato e la Casa si spegne in attesa di una nuova giornata.

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