Leggendo i materiali di questo numero ho sentito un senso di inquietudine: le mie corde hanno vibrato, qualcosa si è mosso dentro, forse perché, data l'età dei miei piccoli (di cui la seconda non ha ancora capito bene che la notte si dorme), sono nell'occhio del ciclone, e forse perché mai come ora sento il peso di essere mamma. Metto in comune le mie riflessioni.
La solitudine accompagna la maternità: ce lo raccontano molti altri articoli.
Questa solitudine spesso è più intima che esteriore; e spesso qualcuno intorno c’è… fisicamente, ma il conforto che ne viene a volte si riduce in qualche bella frase: “visto il bel bambino che hai devi essere la donna più serena e felice del mondo”.
Sembra quasi che non siano consentiti pensieri e sentimenti diversi da quelli dell'attaccamento, della devozione al pargolo e delle difficoltà, della stanchezza, del disagio non si può parlare; per qualcuno, già solo che una madre possa provare difficoltà e disagio e provi a raccontarlo è la giustificazione per giudicare che non è poi una buona madre.

E allora cerchi il distacco; lo lasci piangere senza precipitarti: sto mangiando, quando ho finito, vengo... ora mi pettino e poi ti cambio...
E allora la finestra aperta fa paura - stai lontana dalla finestra, lontana... - anche per quello che abbiamo sentito che altre madri hanno fatto e che, a detta di chi stava loro intorno, erano “normali”; paura che a un certo punto scatti dentro di noi la follia perché ci si sente in balia della situazione e ci sembra di non essere più padrone di noi stesse e dei nostri sentimenti. La finestra aperta fa paura
- e se capitasse a me?
La finestra aperta non è il pensiero dell'omicidio, ma la paura del pensiero dell'omicidio, la paura di perdere il controllo e di cercare un distacco definitivo, una via d'uscita estrema. Una paura più che normale.
Nessun commento:
Posta un commento